domenica 29 marzo 2015

Scrittori rifiutati (2)












Scrittori rifiutati (2)

Voi mi direte: "...ma se ci sono stati e ci sono scrittori che vengono rifiutati, significa che le Case Editrici, quelle grandi, potenti, possibili, risolutorie di tutti i nostri problemi, esistono!...".
Io potrei rispondervi, facilmente, che se rifiutano il vostro libro vuol dire che sono oneste, non vi avrebbero chiesto niente in caso di accoglimento, ma sono un anelito, come dimostrano i famosi, che l'hanno spuntata grazie alla perseveranza, non hanno mollato mai, arrivando a livelli decisamente allucinanti: Clive Staples Lewis autore di Le cronache di Narnia e Le lettere di Berlicche fu respinto ottocento volte prima di riuscire a vendere un singolo pezzo di scrittura. (fonte: FerruccioGianola da BubbleCow).

Siete disposti a tanto? O preferite cedere alla scorciatoia di una Casa Editrice, che crede in voi velocemente, per una modica cifra? Su, ammettiamolo, si pensa sempre che è meglio un uovo oggi che una gallina domani, ma si trascura che l'uovo non è a pagamento, nelle intenzioni del detto.
Se siete veri scrittori, invece dovete puntare alla gallina, non avete niente da perdere, credetemi, con l'ovetto non ci fate niente, al massimo ci accontentate la vostra vanità.
Molto meglio essere rifiutati, perché forgia, vi spinge a migliorare, a cercare di essere sempre più efficaci, le idee sono buone, l'attitudine c'è, ma l'arma è ancora rozza, evidentemente, e dovete imporvi di lavorare sodo per affinarla. E' davvero molto meglio essere rifiutati, e se vi fa incazzare magari è lì che trovate il vostro perché. Lasciatevi trasportare, non cercate scorciatoie, il successo facile è uno specchio per le allodole.
Ve lo dico nel vostro interesse, ma anche nel mio, che è quello di chiudere i rubinetti agli speculatori, come ho già ampiamente ammesso.
I conti che dovrete fare, le motivazioni contro cui dovrete combattere saranno molte, l'incompetenza tra le prime: Il San Francisco Examiner rifiutò una presentazione di Rudyard Kipling nel 1889 con la nota, "Mi dispiace, signor Kipling, ma semplicemente lei non sa usare la lingua inglese." (fonte come sopra).
Del resto, sono sempre uomini che vi giudicano, nella maggior parte dei casi critici, che non scrivono, o lo fanno con scarsi risultati.
C'è il mondo lì fuori, non solo l'Italia, ma non cambia, tutto il mondo è paese, il vostro investimento deve andare verso la statistica, più lo leggono, sempre che sia valido, più probabilità avete di entrare a far parte della folta schiera di scrittori rifiutati, ma che poi sono diventati famosi.
Preoccupatevi di fare esperienza, di dare sostanza al vostro curriculum, diventate degli esperti, è già questa una grande soddisfazione.
Perciò, producete, fate stampare i vostri libri, fatevi conoscere così, con calma, con il tempo che ci vuole, e date agli speculatori la possibilità di cambiare mestiere o, almeno, bersaglio. 

Scrittori rifiutati - (1)












Scrittori rifiutati.

C'è un aspetto che dovete considerare. 40/50 anni fa, era tutto da costruire, avevamo poco, e nessun altro bisogno da soddisfare, il mercato, perciò, generava nuovi bisogni, e lo ha fatto per molto tempo, fino alla saturazione. Siamo arrivati a credere di avere una quantità di bisogni inimmaginabili, che non sono davvero così, tant'è che, con la crisi, a molte cose cominciamo a rinunciare, e molte aziende chiudono. Dal generare mercato si è passati, oggi, a seguire ciò che il mercato vuole, quali bisogni sono sopravvissuti alla scorpacciata. Questo per dire, che un prodotto nuovo, originale, era molto più facilmente vendibile anni fa che oggi. Il nuovo, l'originale, implica rischi economici più alti di qualcosa che ci risulta più familiare. Nel caso della scrittura, il familiare corrisponde al comprensibile.

Tutto questo spiegone per dirvi che se siete originali, avete il primo problema.
L'originalità poi, sta nella storia, nello stile, nella struttura, di un libro, se fate un lavoro così accurato di problemi ne avrete diversi. Sia chiaro che sto dando per scontato il fatto che si è raggiunti la maturità, nello scrivere, cosa dalla quale non si può prescindere, e cosa della quale manca anche chi scrive. Per il momento ho solo la consapevolezza di ciò, sono in viaggio e non so neanche se arrivo.
Detto questo, vediamo vincere concorsi, anche importanti, a novelli Pirandello, Svevo, Sciascia, o Follett, Smith, o Dan Brown e via dicendo.
Per capirci, anche Dante Alighieri si è ispirato a Virgilio, ma la sua opera è arrivata a far rimanere Virgilio un'ispirazione, non la scimmia sulle spalle. Ognuno di noi muove i passi da qualcuno, ma se non arriva a sé è inutile che proceda.
Ma in un mercato orientato, come dicevamo, copiare rende di più che inventare, tenetelo presente, anche se poi leggere diventa inutile.
L'originalità nasce da qualcosa di importante, come dice, e mi trova d'accordo, Giulio Leoni, dopo che hai letto tutte le storie del genere che ti piace, ti accorgi che ne vorresti leggere ancora, e allora le scrivi tu. Ma tu, non altri da te.
E la maggior parte delle volte che un'anima si apre succedono cose come quelle che sono successe a moltissimi grandi scrittori.

Il manoscritto de Il diario di Anna Frank di Anna Frank ricevette questo commento editoriale: "Questa ragazza non mi sembra che possieda una percezione speciale o un sentimento in grado di sollevare il suo libro sopra il livello della curiosità." (fonte: FerruccioGianola da BubbleCow)
E sì, che la vostra originalità, compiuta, finita, degna, colpisca un editore, che ha la sua umanità con cui fare i conti, ci vuole davvero tutta.
Ma non vi scoraggiate, lavorate sodo, arrivate al vostro dunque, che quello di chi vi deve giudicare e accettare sta tra le palle di Giove, spessissimo.

Un editor una volta disse a Francis Scott Fitzgerald: "Sarebbe un libro decente se ti sbarazzassi del personaggio di Gatsby".

Storie - La mia (6)










Sesta puntata.

Dicevamo de ilmiolibro.it. Pubblico, faccio stampare tre copie per me, e compro l'ISBN e la distribuzione su la Feltrinelli. Allora, andiamo con ordine, il libro costa a me circa 11 euro a copia, isbn e distribuzione circa 90 euro, quota che dovrei pagare ogni anno per rimanere in vista. In più, per poter ricavare almeno 1 euro a copia venduta, il prezzo di copertina diventa di 21,50 euro, neanche fosse rilegato in oro zecchino. E non solo non lo è, anzi, fa abbastanza cagare, la qualità è indecente, per tirarla su dovrei pensare di portare il prezzo di copertina a circa 30 euro, museale insomma.Vabbé, per il momento va così, poi vedrò.Intanto ne compro altre 20 copie per fare la presentazione e, incredibilmente, balzo al primo posto della classifica dei best-seller del sito, e vengo premiato con una settimana di promozione gratis su Repubblica. Il sito però. In un punto che devi andartelo a cercare, mica in vista.
Primo posto con 20 copie. Nei BEST-SELLER. Ero già un grande, con 20 copie comprate da me.
Di Posso dire una cosa? ne ho stampate 2 copie e sono al 240° posto. In quanti siamo in questo marasma allucinante? Bah.
La promozione su Repubblica non porta niente, né commenti, né recensioni, né messaggi di solidarietà, né richieste di amicizia, e men che meno vendite, ma il sito mi rinnova l'offerta per continuare, con forti sconti e roboanti promesse di successo travolgente.Dopo ormai tre anni di allucinazioni moleste, sto imparando la lezione, non ho nessuna intenzione di aderire, per adesso va bene che esista, il libro, non ho altre idee, dovrei dargli pure una sistemata e dedicarmi al secondo capitolo. E poi avrei altri Miao Pioi da far uscire.
Si tratta di due narrazioni completamente distinte, non si se dedicarmi all'uno o all'altro, e le risposte ottenute dal mercato mi confondono, non ho molto tempo a disposizione, non so a chi dei due dedicarlo.
Nel frattempo, non ho trascurato di spedire il manoscritto alle Major.E il diavolo oltre alle pentole fa anche i coperchi.Mi arrivano due mail, una di Mondadori e una di una piccola editrice: la prima mi dice che non hanno apprezzato, della storia, la commistione tra religione e protagonista, e già, mi sembra giusto, il demonio non ha niente a che fare con la religione; la seconda mi recapita tutto uno spiegone su che tipo di autore mi sento, se credo di essere il genio della lampada o mi rendo conto che un libro è un investimento, corredato da una scheda di valutazione accurata, piena di complimenti.E l'editing non è ancora stato fatto.Se sono arrivate contemporaneamente non può essere un caso, una porta è chiusa, l'altra è aperta.
Che devo fare?
-continua-

Storie - La Mia (5)










Quinta puntata.

Ho pubblicato senza pagare, ma nessuno mi promuove. I casi sono due: o hanno deciso che, con ripensamento, non è il caso di investire sul mio libro, o, verosimilmente, si sono dimenticati di chiedermi i soldi. Di fatto, resto saldamente ancorato all'oblio, perciò le alternative non sono molte.
Finché, nel 2011, termino il mio primo romanzo, il primo libro impegnativo, in termini di lunghezza: Seymour Loyd - La Clessidra del Diavolo, il primo di una saga luciferina neo-realista ( :-D ).
Mi do per buono, ho un editore ormai. Spedisco.
Non sono più un esordiente, mi tratteranno diversamente ormai.
Nel giro di pochissimo, mi vedo arrivare la proposta di contratto.
Il copione è lo stesso, cambia solo il contributo, perché trattandosi di un romanzo di circa trecento pagine costa di più.
Pensa che nella mia capoccetta malata mi aspettavo un consulente per l'editing, avevo mandato praticamente una bozza, una roba da sistemare.Niente, per loro andava già bene. Un talento stratosferico? No, purtroppo, un imbecille, piuttosto.
Mi viene il dubbio che, se insisto, si ricorderanno di farmi pagare il primo, ci rifletto un attimo, decido che tanto da me non riceveranno un centesimo, e mi arrischio a parlare con la Direttrice Editoriale.
Candidamente mi dice che questa è, se mi pare, se voglio, e fortunatamente niente richieste per il primo libro.
E qui comincia la rivoluzione.
Indignato - pensa tu - decido che non mi avranno mai più. Il contratto per Miao Pioi è scaduto, non ci penso nemmeno a chiedere il rinnovo, sono libero e voglio fare diversamente.Da questo momento faccio da me.Do una sistemata a Seymour Loyd, e mi autopubblico con ilmiolibro.it, l'editing non è ancora a posto, ma intanto vede la luce, va bene così.
Stampo e lo presento pure, viene bene accolto lo stesso, l'idea piace, per molti è sufficiente. Non che faccia cagare del tutto, ma se si vuol parlare di un prodotto davvero finito ci si deve lavorare ancora.
Pubblico anche Posso dire una cosa? Stavolta in versione integrale, con le parolacce. Sono felice, ma la mia indipendenza dura poco.
-continua-