mercoledì 25 marzo 2015

Il Self-Editing - Istruzioni per l'uso (2)


Nota numero Due - Un altro po' di Storia

Siamo, dunque, all'esplosione delle piccole Editrici, il business viaggia bene, in molti trovano il modo di pubblicare, magari credendo di essere all'altezza, in realtà, molte volte, i manoscritti non vengono neanche letti.
A questa esplosione consegue che, in Italia, il numero degli scrittori si avvia a superare quello dei lettori, i librai si chiudono a riccio, la distribuzione diventa un terno a lotto.
Ma nessuno fa una piega, anzi, si è scoperto che per far soldi nel settore editoriale non occorrono i lettori, bastano gli scrittori, rendono molto più dei lettori che, intanto, sono sempre di meno e sono definitivamente storditi dall'eccesso di offerta, finendo per fare come i librai. Fanno selezione a prescindere, si affidano, si aggrappano alle Editrici più importanti, forse l'ultimo baluardo della qualità, dovendo però rendersi conto che anche queste sfornano schifezze, precipitando tutto il settore in un baratro.
Che fare perciò?
Come sopravvive un Editore?
Semplice, lanciamo il self-publishing, cioè la possibilità di pubblicarsi da soli senza dover più subire il contributo: quello che stampi paghi, per l'inserimento nella distribuzione ti faccio un buon prezzo e per la promozione ti propongo un giornale importante, La Repubblica.
Nasce così Il Mio Libro, dell'Espresso, il primo sito del libro fai da te. Non è proprio il primo, almeno nel mondo, ma per noi italiani è così, e risulta anche essere il più quotato di tutti. Anche qui spenderemo dei soldi, avremo indietro un libro di mediocre qualità di stampa e nessuna vera visibilità, né promozione e né distribuzione, anche perché, banalmente, tutti i visitatori del sito sono scrittori, non lettori, e tra scrittori non c'è molta solidarietà. Non è cattiveria, più spesso è mancanza di tempo, o scrivi - e intanto lavori per vivere - o leggi, e per la verità è impossibile leggere tutto quello che si pubblica, sia per la quantità che per la qualità. Il self-publishing, perciò, è il colpo finale, la morte definitiva dell'editoria, e la tomba della scrittura. Niente editing - anche se prima nessuno lo faceva, ma qualche refuso almeno lo sistemavano - niente confronto, nessuna possibilità di crescere professionalmente e con personaggi di bassissimo livello a occuparsi di voi.
Come vedete, a nessuno importa del vostro talento, anche perché non sarebbero in grado di riconoscerlo, ma a tutti interessa la vostra frustrazione, il vostro desiderio di provarci, la vostra disponibilità ad accettare di tutto pur di pubblicare. Vi capiterà di essere anche adulati, se la Casa Editrice ha bisogno di fare vetrina, ma mai nessuno vi dirà dove e se sbagliate qualcosa, andate bene così.
Ma come ogni business che non si fonda su una vera qualità, il castello ad un certo punto crolla. Molti cominciano a smettere di pubblicare, frustrati da vendite inesistenti, parenti e amici che nemmeno loro li considerano, un mercato che non funziona, un supporto, il libro, che non è moderno, che non ha più estimatori. La maggior parte di noi si ritira, non scrive più, appende la penna al chiodo.
Ed ecco che a rivitalizzare le nostre speranze arrivano gli esperti della vendita. Nascono siti per insegnarci a vendere il nostro libro, con consigli utili a farcela, a costi modici. Che fare, siamo arrivati fin qui, investire in un'idea si deve, perché non fare quest'ultimo tentativo? Ma sì, mi dica quanto devo spendere.
E giungiamo alla fine di un percorso che si chiude ad imbuto, avremo speso 3/4/5000 euro senza ottenere nulla.
Questo in sintesi, poi ogni passaggio può essere dettagliato, ma lo faremo con il tempo.
Adesso ricominceremo partendo da noi, dal nostro libro, dalla qualità che deve avere e poi vedremo cosa si può fare.
Stateci vicini, tanto qui è davvero tutto gratis. ;-)

Self-Editing - Istruzioni per l'uso (1)


Nota numero Uno - Un po' di Storia.

Come accennavo, la prima cosa che ci viene in mente di fare quando finalmente decidiamo di provarci è di inviare il nostro lavoro ad una Casa Editrice molto conosciuta e molto importante. Scopriamo presto che i tempi di lettura, da parte loro, sono biblici, per noi. Ci siamo decisi tardi, non abbiamo tutto questo tempo, e poi, magari, è per sentirci dire che non va bene. Tutto ciò nella migliore delle ipotesi, cioè nel caso in cui lo leggano davvero il nostro manoscritto - e tralascio la forma in cui deve essergli recapitato, che non sempre è di immediata soluzione. Tentenniamo, dunque, siamo rosi dalla voglia di esplodere, ma lo scoppio è troppo ritardato, ci siamo anche un po' compromessi, intanto, qualcuno potrebbe ridere di noi. La parola fine al romanzo l'abbiamo messa, ci pare anche buono, meriterebbe attenzione. Mentre la nostra anima fa a botte con questo, non si accorge che è soltanto il frutto della sua immaginazione: in realtà, le Case Editrici sono dei giganti pieni di nulla, non scoprono talenti, salgono sulle barche dei vincitori. I tempi sono duri, perché rischiare su un progetto di uno sconosciuto, in un mercato dove i lettori sono un numero praticamente nullo? Molto meglio acquistare i diritti di un romanzo che ha già venduto bene da qualche altra parte, in America, per esempio. Ed ecco che la grande Casa Editrice smette di essere un riferimento. Se può servire, conosco chi ha pagato per pubblicare con una di loro, parecchio anche, senza ricevere alcun beneficio. Ed è soltanto una delle esperienze. Ci sono due autori italiani che hanno venduto 2.000.000 di copie dei loro libri in 60 paesi nel mondo, ma in Italia non vengono pubblicati, anzi, lo erano stati, ma non sono arrivati alla 2° edizione, nonostante avessero venduto circa 200.000 copie del loro primo libro. 200.000 copie, rispetto a quanto vendiamo noi, quante sono? A questo punto, qualcuna delle grandi decide di approfittare della nostra voglia di esserci, crea una costola dell'azienda, gli dà un marchio ed inizia a proporre la pubblicazione con contributo. Altissimi all'inizio: tipo 2.200 euro per una tiratura di 360, un po' di promozione, presentazione, dove se non portate i parenti non ci sarà nessuno, intervista su radio o tv regionali, distribuzione nelle librerie su ordine e negli store su internet. Stampano a richiesta, non fanno magazzino.
Sulle librerie ci torneremo in un'altra nota, anche lì non vi dico.
Ok, i costi che vi dicevo sono per un libro di circa 100 pagine, che in qualsiasi tipografia digitale potrebbe costare, per eccesso, circa 3 euro a copia. Perciò, diciamo 1.000 euro di stampa, promozione e altro a costo quasi zero, ma diciamo che dei 2.200 euro rimangono 600/700 euro e il business è a buon fine. Basta moltiplicare per quanti scrittori accettano in un anno per calcolare l'entità del business. Un modo per fare bilancio, ingegnoso, bieco, ma ingegnoso. Nel tempo, per una semplice legge di mercato, molte piccole Case Editrici hanno fiutato la possibilità di fare qualche soldo, il contributo è sceso via via, fino ad arrivare a 500/600 euro, con qualche copia omaggio per l'autore ed il resto su ordinazione, canale di distribuzione, librerie su ordinazione - la maggior parte delle quali non lo fa - insomma, ottimizzando i costi, l'utile potrebbe essere intorno ai 200/300 euro, meno di prima, ma pur sempre una buona cifra, sempre se moltiplicata per quanti accettano.
Si chiude così, la prima parte della storia, dove soltanto qualcuna delle tante Editrici entrate sul mercato, e oggi sono ormai migliaia, cercano ancora di fare il lavoro che si faceva un tempo: niente contributo, editing a carico, ma fatto davvero, tempi non lunghissimi di attesa, ma per pochi eletti, dipende anche dai generi che trattano. E non sempre ci azzeccano.
Alla prossima, restate con noi.

Self-Editing - Numero Zero - La Genesi


Nota numero Zero - La Genesi

Taccio il "casus belli", ma devo intervenire in questa guerra.
Dopo 6 anni di Case Editrici, grandi, piccole e medie, è arrivato il momento di fare ordine, e lo si fa facendo da sé, ma fino in fondo. Chissà, magari andranno al macero tutte quelle sedicenti Editrici che speculano su un sogno, magari è finalmente il turno, dopo la pubblicazione con 
contributo e il self-publishing di un certo tipo, del self-EDITING.
Che cos'è?
Semplice: è fare tutto da soli, stampa, pubblicazione, promozione e vendita.
Il peggio che vi può capitare e di vendere tanto quanto fate adesso, con i vostri aguzzini. State sintonizzati, vado a comprare le armi.
Questo articolo fa al caso nostro, disinfesta da parecchie zecche. Cominciamo da qui.



Procediamo con ordine.
La maggior parte degli scrittori degli ultimi, diciamo, dieci anni, sono persone che, come me, hanno sempre sognato di provarci, ma nessuno di loro ha "studiato" per farlo, essendo occupati a svolgere un altro lavoro per vivere. Tutti rassegnati, consapevoli forse di non essere all'altezza della prova, quella di spedire qualcosa ad una Casa Editrice, con la C e la E maiuscola. A quello eravamo abituati. Nel nostro immaginario il business di quelle Case era la scoperta di talenti, ai quali dare una mano per sistemare qualche errore, ma grazie ai quali potevano lanciare un best-seller sul mercato.
La realtà, invece, è molto diversa, completamente diversa, assolutamente un'altra.
E' una realtà terrificante, da far accapponare la pelle, da convincere definitivamente a tenerlo nel cassetto, il nostro sogno.
Ve la racconterò per Note, così avrà un ordine temporale, sarà conservata da me, e potrà essere consultata da voi in qualsiasi momento, senza perdersi fra i post.
Partiremo dalla realtà al di fuori di noi, arriveremo alla realtà che ci compete come scrittori e finiremo con il modo di affrontare tutt'e due, per risolvere il problema.
Non perdiamoci di vista.