Nota numero Due - Un altro po' di Storia
Siamo, dunque, all'esplosione delle piccole Editrici, il business viaggia bene, in molti trovano il modo di pubblicare, magari credendo di essere all'altezza, in realtà, molte volte, i manoscritti non vengono neanche letti.
A questa esplosione consegue che, in Italia, il numero degli scrittori si avvia a superare quello dei lettori, i librai si chiudono a riccio, la distribuzione diventa un terno a lotto.
Ma nessuno fa una piega, anzi, si è scoperto che per far soldi nel settore editoriale non occorrono i lettori, bastano gli scrittori, rendono molto più dei lettori che, intanto, sono sempre di meno e sono definitivamente storditi dall'eccesso di offerta, finendo per fare come i librai. Fanno selezione a prescindere, si affidano, si aggrappano alle Editrici più importanti, forse l'ultimo baluardo della qualità, dovendo però rendersi conto che anche queste sfornano schifezze, precipitando tutto il settore in un baratro.
Che fare perciò?
Come sopravvive un Editore?
Semplice, lanciamo il self-publishing, cioè la possibilità di pubblicarsi da soli senza dover più subire il contributo: quello che stampi paghi, per l'inserimento nella distribuzione ti faccio un buon prezzo e per la promozione ti propongo un giornale importante, La Repubblica.
Nasce così Il Mio Libro, dell'Espresso, il primo sito del libro fai da te. Non è proprio il primo, almeno nel mondo, ma per noi italiani è così, e risulta anche essere il più quotato di tutti. Anche qui spenderemo dei soldi, avremo indietro un libro di mediocre qualità di stampa e nessuna vera visibilità, né promozione e né distribuzione, anche perché, banalmente, tutti i visitatori del sito sono scrittori, non lettori, e tra scrittori non c'è molta solidarietà. Non è cattiveria, più spesso è mancanza di tempo, o scrivi - e intanto lavori per vivere - o leggi, e per la verità è impossibile leggere tutto quello che si pubblica, sia per la quantità che per la qualità. Il self-publishing, perciò, è il colpo finale, la morte definitiva dell'editoria, e la tomba della scrittura. Niente editing - anche se prima nessuno lo faceva, ma qualche refuso almeno lo sistemavano - niente confronto, nessuna possibilità di crescere professionalmente e con personaggi di bassissimo livello a occuparsi di voi.
A questa esplosione consegue che, in Italia, il numero degli scrittori si avvia a superare quello dei lettori, i librai si chiudono a riccio, la distribuzione diventa un terno a lotto.
Ma nessuno fa una piega, anzi, si è scoperto che per far soldi nel settore editoriale non occorrono i lettori, bastano gli scrittori, rendono molto più dei lettori che, intanto, sono sempre di meno e sono definitivamente storditi dall'eccesso di offerta, finendo per fare come i librai. Fanno selezione a prescindere, si affidano, si aggrappano alle Editrici più importanti, forse l'ultimo baluardo della qualità, dovendo però rendersi conto che anche queste sfornano schifezze, precipitando tutto il settore in un baratro.
Che fare perciò?
Come sopravvive un Editore?
Semplice, lanciamo il self-publishing, cioè la possibilità di pubblicarsi da soli senza dover più subire il contributo: quello che stampi paghi, per l'inserimento nella distribuzione ti faccio un buon prezzo e per la promozione ti propongo un giornale importante, La Repubblica.
Nasce così Il Mio Libro, dell'Espresso, il primo sito del libro fai da te. Non è proprio il primo, almeno nel mondo, ma per noi italiani è così, e risulta anche essere il più quotato di tutti. Anche qui spenderemo dei soldi, avremo indietro un libro di mediocre qualità di stampa e nessuna vera visibilità, né promozione e né distribuzione, anche perché, banalmente, tutti i visitatori del sito sono scrittori, non lettori, e tra scrittori non c'è molta solidarietà. Non è cattiveria, più spesso è mancanza di tempo, o scrivi - e intanto lavori per vivere - o leggi, e per la verità è impossibile leggere tutto quello che si pubblica, sia per la quantità che per la qualità. Il self-publishing, perciò, è il colpo finale, la morte definitiva dell'editoria, e la tomba della scrittura. Niente editing - anche se prima nessuno lo faceva, ma qualche refuso almeno lo sistemavano - niente confronto, nessuna possibilità di crescere professionalmente e con personaggi di bassissimo livello a occuparsi di voi.
Come vedete, a nessuno importa del vostro talento, anche perché non sarebbero in grado di riconoscerlo, ma a tutti interessa la vostra frustrazione, il vostro desiderio di provarci, la vostra disponibilità ad accettare di tutto pur di pubblicare. Vi capiterà di essere anche adulati, se la Casa Editrice ha bisogno di fare vetrina, ma mai nessuno vi dirà dove e se sbagliate qualcosa, andate bene così.
Ma come ogni business che non si fonda su una vera qualità, il castello ad un certo punto crolla. Molti cominciano a smettere di pubblicare, frustrati da vendite inesistenti, parenti e amici che nemmeno loro li considerano, un mercato che non funziona, un supporto, il libro, che non è moderno, che non ha più estimatori. La maggior parte di noi si ritira, non scrive più, appende la penna al chiodo.
Ed ecco che a rivitalizzare le nostre speranze arrivano gli esperti della vendita. Nascono siti per insegnarci a vendere il nostro libro, con consigli utili a farcela, a costi modici. Che fare, siamo arrivati fin qui, investire in un'idea si deve, perché non fare quest'ultimo tentativo? Ma sì, mi dica quanto devo spendere.
E giungiamo alla fine di un percorso che si chiude ad imbuto, avremo speso 3/4/5000 euro senza ottenere nulla.
Questo in sintesi, poi ogni passaggio può essere dettagliato, ma lo faremo con il tempo.
Adesso ricominceremo partendo da noi, dal nostro libro, dalla qualità che deve avere e poi vedremo cosa si può fare.
Adesso ricominceremo partendo da noi, dal nostro libro, dalla qualità che deve avere e poi vedremo cosa si può fare.
Stateci vicini, tanto qui è davvero tutto gratis. ;-)