martedì 7 aprile 2015

Consigli sul da farsi (1)












Apriamo le danze.

Mi interessa, a questo punto, partire dalla prima pietra su cui fondare qualunque chiesa, che è la qualità del nostro lavoro, come vi avevo accennato.
Do per buono che avete letto le prime istruzioni per l'uso, altrimenti mi diventa particolarmente complicato andare avanti.
Scrivere è un'arte espressiva, che sottostà ad una serie di regole, che ne sanciscono la bontà.
In questo senso, c'è da fare una premessa.
Prima delle regole sono nati gli scrittori, hanno interamente inventato tutte le forme, gli strumenti linguistici, grammaticali, metrici, lessicali ed altro, con una tale maestria da giungere a farne regole. E' abbastanza importante partire da qui, per i motivi che andremo a scoprire.
La loro maestria, talmente grande, ha dato corso alla codificazione di ciò che avevano costruito, ma quanto del mondo in cui vivevano ha influito sul loro inventare? Risposta facile: tutto.
Ma il punto è proprio questo: sono i tempi che dettano le regole del gioco, lo studio e l'osservazione del passato aiuta a comprendere l'utilità del conoscere la storia della letteratura, ma non deve diventare il tentativo di scimmiottare qualcosa di già letto, perché ogni cosa deve rimanere nel suo tempo, non può sopravvivergli, al massimo può essere l'esempio di cosa, nel passato, qualcuno ha saputo costruire per diventare grande.
Passi la contaminazione, l'ispirazione, ma niente di più.
In un altro post ho fatto l'esempio di Dante, che s'ispirava a Virgilio, e che è riuscito a trovare la sua grandezza pur partendo dall'emulazione di colui che riteneva un sommo poeta. Parliamo del 1300, molto era stato fatto, ma tanto era ancora da fare, e la velocità specifica con cui il tempo trascorreva era parecchio diversa da oggi. Per fare un paragone è come se oggi qualcuno s'ispirasse a Giulio Cesare e proponesse scritti che muovono dalla metrica latina, per raccontare una qualsiasi storia. Sarebbe un folle, probabilmente.
Oggi abbiamo una tale mole di produzione letteraria da poterci rendere conto benissimo di come si è evoluta questa arte nei secoli, di comprendere il contesto storico in cui i cambiamenti sono avvenuti, e capire definitivamente qual è il nostro compito.
Come ho già detto, parlo di scrittura, ma tutto questo vale per qualsiasi forma d'arte.
I poemi epici dell'antica Grecia, oggi potrebbero essere gli eroi della Marvel. I primi cantati dagli aedi, i secondi immortalati nei fumetti. Credete che Stan Lee abbia pensato di stare per partorire una stupidaggine, al confronto dell'antica Grecia, o molto più verosimilmente è soltanto un perfetto interprete del suo tempo?
Vi viene difficile pensare a Stan Lee come un moderno fenomeno? Se è così, peccato, perché lo è.
Come lo sono molti cantanti, straordinari poeti contemporanei.
Mi viene da ridere - so che può sembrare irriverente, ma non posso farne a meno - a leggere di pseudo-poeti dei nostri giorni, che scrivono tentando di dare una forma classica, rigorosamente in regola, a ciò che fanno, quando, probabilmente, se abbandonassero questa terribile idea e scrivessero così come viene, farebbero molto meglio. Non dico bene, ma meglio senz'altro.
Rido perché secoli fa, per esempio, una struttura poetica ricercata ed un lessico adeguato era una scelta dettata dal fatto che la poesia era rivolta ad un pubblico colto, l'unico a fruirne, e che già qualche secolo dopo, si è andata adeguando alla possibilità di comunicare con fasce più basse, perché l'arte, giustamente, non ha classe, ne conosce solo una, il tutto.
Rido perché oggi in molti si rifugiano nella complicazione per stupire, forse, o per significare la propria capacità, il proprio spessore, piangendo sulla poesia che è morta.
Non è morta, ha solo cambiato forma, ma loro non lo sanno, e non saprebbero dove trovarla.
No, la poesia non è uno status, o una spocchia, è ben altra cosa.
Non fatelo, perché per quanto vi capiterà di infinocchiare qualcuno, il nodo prima o poi verrà al pettine.
Dico questo, non per chi ha deciso di farlo, e lo fa, da tempo, ma per chi crede, ingenuamente, che sia quello il traguardo da raggiungere.
No, no, cambiate strada, cambiate teatro, fate quello che dovete fare, così come ve lo dice il vostro cuore, non la vanità, o il denaro, o peggio ancora la rivalsa.
Piuttosto, se dovete vendicarvi di qualcosa o di qualcuno, vendicatevi scrivendo storie di vendetta. O se siete vanitosi, di vanità, o se siete avidi, scrivete di denaro.
Vi fate schifo? Vi piacerebbe essere ciò che non siete? Volete nascondervi?
Ecco, questi sono già tre ingredienti fenomenali per scrivere una storia.
Non è banale, anzi, è decisamente meglio, almeno uscirete allo scoperto ed è quello che deve accadere, perché siete voi la parte interessante. Per dirla tecnicamente, è quanto riuscirete a connotare di voi stessi ciò che fate che farà la differenza.
Questo è l'approccio, il punto di partenza, il resto è fuffa.
Se ci siamo capiti, adesso facciamoci una bella scorpacciata di regole, male non fa, anzi, siamo qui per sovvertirle, e per cambiarle dobbiamo conoscerle bene.
Vi darò una mano.
E' un mondo difficile, non ci si improvvisa, far bene richiede più tempo, ma il successo diventa certo. Se poi la vostra creatività supera il confine del mondo conosciuto, ci vorrà ancora più tempo e pazienza, ma se avete questa grazia non buttatela via.