Quinta puntata.
Ho pubblicato senza pagare, ma nessuno mi promuove. I casi sono due: o hanno deciso che, con ripensamento, non è il caso di investire sul mio libro, o, verosimilmente, si sono dimenticati di chiedermi i soldi. Di fatto, resto saldamente ancorato all'oblio, perciò le alternative non sono molte.
Finché, nel 2011, termino il mio primo romanzo, il primo libro impegnativo, in termini di lunghezza: Seymour Loyd - La Clessidra del Diavolo, il primo di una saga luciferina neo-realista ( :-D ).
Mi do per buono, ho un editore ormai. Spedisco.
Non sono più un esordiente, mi tratteranno diversamente ormai.
Nel giro di pochissimo, mi vedo arrivare la proposta di contratto.
Il copione è lo stesso, cambia solo il contributo, perché trattandosi di un romanzo di circa trecento pagine costa di più.
Pensa che nella mia capoccetta malata mi aspettavo un consulente per l'editing, avevo mandato praticamente una bozza, una roba da sistemare.Niente, per loro andava già bene. Un talento stratosferico? No, purtroppo, un imbecille, piuttosto.
Mi viene il dubbio che, se insisto, si ricorderanno di farmi pagare il primo, ci rifletto un attimo, decido che tanto da me non riceveranno un centesimo, e mi arrischio a parlare con la Direttrice Editoriale.
Candidamente mi dice che questa è, se mi pare, se voglio, e fortunatamente niente richieste per il primo libro.
E qui comincia la rivoluzione.
Indignato - pensa tu - decido che non mi avranno mai più. Il contratto per Miao Pioi è scaduto, non ci penso nemmeno a chiedere il rinnovo, sono libero e voglio fare diversamente.Da questo momento faccio da me.Do una sistemata a Seymour Loyd, e mi autopubblico con ilmiolibro.it, l'editing non è ancora a posto, ma intanto vede la luce, va bene così.
Stampo e lo presento pure, viene bene accolto lo stesso, l'idea piace, per molti è sufficiente. Non che faccia cagare del tutto, ma se si vuol parlare di un prodotto davvero finito ci si deve lavorare ancora.
Pubblico anche Posso dire una cosa? Stavolta in versione integrale, con le parolacce. Sono felice, ma la mia indipendenza dura poco.
-continua-
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