giovedì 26 marzo 2015

Storie - La mia (2)










Eccomi. Seconda puntata :-)

Confeziono il manoscritto e spedisco, dunque, al Rifugio degli Esordienti, di cui intanto scopro che uno dei collaboratori, per la sezione romanzi - se non ricordo male - è Maurizio Asquini, scrittore novarese. Che strana coincidenza, io non sono novarese per nascita, ma già nel 2008 avevo superato i vent'anni di residenza, Novara è una città di circa 100.000 abitanti, non è una metropoli, e poche volte assurge a cronaca, che ci fosse un novarese lo interpreto come un segno del destino. O perlomeno un buon motivo in più per fidarmi del Rifugio. Spedisco e aspetto, anche con un po' di apprensione: per la prima volta quello che avevo scritto andava in giro per il mondo da solo. Non ricordo più quanto ho aspettato, ma non mi pare molto, mi arriva una mail con un giudizio di lettura, il primo. E' piaciuto, il giudizio è lusinghiero, oltre ogni mia aspettativa, per me che intanto avevo fatto in tempo a pentirmi di essermi sottoposto a lettura. L'unica nota, simpatica devo dire, era sull'uso delle parolacce, forse qualcuna di troppo. Ero felice, mi sono sentito considerato. Dopo qualche giorno arriva la seconda mail, un'altra lettura con complimenti e nota, più comprensiva stavolta, per le parolacce. Riferisco, a questo punto, al mio mentore, Barbara - mia moglie per chi legge di fresco - che molto tranquillamente mi dice che se l'aspettava. Va bene. Ma adesso che si fa? Si prova un editore? No, sono contento dei giudizi, ma non me la sento. Alla fine del 2008 arriva un'altra mail, è il riepilogo dell'anno di lettura del Rifugio, con una sorta di classifica di quanto sottoposto dagli esordienti, "Posso dire una cosa" è, al pari di altri, al primo posto. Tutto sta andando a costringermi a provarci davvero. Ma le riflessioni continuano, finché, per caso, un giorno, mio figlio Marcello, che aveva scritto una poesia a scuola, con la quale aveva avuto un grande successo, mentre navigava per cercare un concorso, finisce sul sito de Il Filo, Gruppo Albatros, testimone Alda Merini, dove c'è la possibilità di spedire la poesia per partecipare ad un concorso. C'è anche un link, che invita gli scrittori esordienti ad inviare il proprio lavoro. Un altro segno? Mi convinco, sistemo il testo, per edulcorarlo dalle parolacce, perché se poi lo legge mamma che figura faccio, cambio i nomi dei personaggi per evitare che qualcuno si lamenti, e invio. Tolto il dente, tolto il dolore. Non più di un mese più tardi, mi telefona Barbara, sono in tangenziale a Milano, e mi dice che è arrivata una proposta editoriale - a pensare adesso quanto ero fesso mi fa specie - le dico di aprire e leggere. Tutto molto bello, il testo è piaciuto, ma c'è una richiesta di contributo che ci rovina la festa. Una cifra imbarazzante, circa 2.000 euro, per l'acquisto di 180 copie a prezzo di copertina, per una tiratura di 360. Barbara è forse più dispiaciuta di me per la schifezza della proposta e, da buon avvocato, mi dice di non considerarla. Non so quanto mi incazzo in quel momento, mi faccio dare il numero della redazione, mi fermo in una piazzola di sosta e chiamo. Chissà, magari troviamo un accordo diverso.
- continua- 

Storie - La mia (1)










Storie - La mia (1)


Come dicevo, eccomi.

Era il 2008, nel cassetto ormai c'era di tutto, poesie, aforismi, racconti, tentativi di abbozzare romanzi, tutte cose ritagliate da una vita di lavoro completamente diverso. Manager, imprenditore, libero professionista, attività che non lasciavano spazio alla mia passione per lo scrivere. L'unica roba che ero riuscito a produrre nel poco tempo che mi lasciava il lavoro, era "Posso dire una cosa? di Miao Pioi. Il motivo era semplice, Miao Pioi sono io, così rispondevo ad un anno a chi mi chiedesse quale fosse il mio nome, e guardare il mondo dal suo punto di vista era facile. Scrivevo di getto, senza dovermi preoccupare particolarmente della struttura, un bambino non ce l'ha una struttura. Mi divertivo, dopo il lavoro, e continuavo a dire che prima o poi avrei smesso di lavorare e mi sarei dedicato a questa passione. Tutto normale fin qui. Ma in realtà continuavo a girarci intorno, scrivevo, correggevo, mettevo la parola fine e la cancellavo, e riprendevo, in realtà non avevo nessuna intenzione vera di pubblicare niente. Perché mi vergognavo, avevo paura di essere preso in giro, non volevo rendermi lo zimbello di nessuno, ma soprattutto di chi conoscevo, degli amici, dei nemici più vicini. Di me si sapeva che fossi tante cose, ma uno scrittore proprio no. Era passato così tanto tempo della mia vita, che anch'io cominciavo a pensarla come loro. Miao Pioi però piaceva, a chi lo leggesse piaceva. Si rideva insieme della cosa, e finiva lì. Questo innescò il gioco dei "se": ...se avessi fatto questo...se mi fossi dedicato a questo...se non avessi inseguito il nulla...etc., che è il primo gioco pericoloso che va in onda nel momento in cui qualcuno ti fa un complimento per il tuo scrivere, quando fai altro per vivere. Pericoloso perché logora l'inconscio, ci inserisce un tarlo che fa diventare il tuo "hobby" una sofferenza, un rimpianto, una responsabilità che non ti sei preso. Del resto, fin dalle scuole elementari ricevevo complimenti in questo senso. Il gioco del "Se", pian piano, non si limitò a logorare soltanto me, ma anche quelli che mi stavano vicino. Non nello stesso modo, però, la maggior parte di loro arrivavano forse a capire quanto ci si potesse soffrire, ma non pensavano fosse opportuno abbandonarvisi, la mia vita era ormai un'altra, avrei fatto bene a non disperdere energie in sogni. La maggior parte, anche tutti, tranne mia moglie, Barbara, che, capirete, è la prima destinataria dei miei tumulti. Qui la storia prende una piega determinante. Barbara, sulle prime, dopo aver letto ciò che scrivevo, credeva semplicemente alla conflittualità di cui potevo essere preda, quella classica di chi scrive e non sa a chi rivolgersi, di chi comprende la difficoltà dell'impresa, ed anche lei aveva trovato il modo di convivere con la mia croce. Ma quando scoprì che la realtà era quella di un uomo che diceva di voler fare una cosa, ma che non l'avrebbe mai fatta per pudore, e che rischiavo di diventare una fustigazione continua, sbottò: "...adesso hai rotto le palle, o ci provi o smetti...". Mi aveva scoperto. E aveva ragione lei, dovevo smetterla di farmi le pippe. Non era facile, ma non potevo più nascondermi. Incominciai a vagare per internet, per capire come poteva aprire una possibilità un autore sconosciuto come me. Trovo un sito, il Rifugio degli Esordienti, che ringrazio a prescindere dal successo ottenuto finora, che mi illumina sulla via. Meccanismi, strumenti, consigli, indirizzi utili, un gran sito, forse l'unico che conosco che è davvero dalla parte degli scrittori, dove ho la possibilità di sottoporre gratuitamente il mio scritto, posso ricevere un parere, un giudizio, ma soprattutto un modo per non dovermi vergognare di ciò che ho scritto, non lo saprà nessuno, posso finalmente avere una recensione che non sia quella del mio maestro elementare o del mio professore del liceo, che non ho mai dimenticato. Seguo le istruzioni su come confezionare al meglio il manoscritto e lo invio.
- continua - 

Il Self-Editing - E' ora di vendere (9)


E' ora di vendere.

Nel canale tradizionale, il momento della vendita ha qualche passaggio obbligato, che dà la mazzata finale alle vostre velleità di "venditori di copie" del vostro libro. Premesso che, nella normalità, potete contare su uno sparuto gruppo di obbligati all'acquisto, amici e parenti, diciamo dai 10 ai 50 a essere buoni, probabilmente avrete esaurito il vostro mercato nell'arco di una presentazione. Fatto ciò, preparatevi all'oblio, con la partecipazione della vostra editrice, del distributore e ultimo non ultimo il libraio. Nessuno di questi ha un'efficienza: l'editrice è piccola e il distributore non la caga; il distributore di conseguenza è piccolo e il libraio non lo caga; voi siete sconosciuti e la gente non vi caga. Una combinazione esplosiva. Il tutto per un modico 5/8 massimo 10% di diritto d'autore: vale a dire, per un libro da 10 euro di copertina, e scontato, 1 euro di guadagno lordo, nell'ipotesi massima. Se fosse una vera distribuzione andrebbe anche bene, ma purtroppo non lo è. Se non avete ancora pubblicato niente, provate a chiedere a chi l'ha fatto, chiedetegli ogni volta che qualcuno ha chiesto in libreria che cosa gli è stato risposto, e quanto ha dovuto penare per trovarne una che lo accontentasse. E già, la maggior parte delle volte il vostro libro non esiste, non si trova, non è con il distributore con il quale lavora il libraio, le spese di spedizione sono alte e l'acquirente si scoraggia. A nessuno frega niente di voi, giustamente. Se non siete famosi, nessuno si occuperà del vostro libro. E qui torna ciò che abbiamo detto nella promozione: prima si diventa famosi, poi si vende qualsiasi cosa. Bene, se avete seguito le istruzioni fin qui, noi siamo da tutt'altra parte, non ce ne frega niente dei tre amigos (editrice, distributore, libraio), l'editrice è nostra, la distribuzione è nostra, il negozio è nostro, da bravi Self-Editor facciamo tutto noi. Il primo vantaggio è che non abbiamo niente da perdere, la presentazione la facciamo lo stesso, le nostre 10/50 copie le vendiamo lo stesso, e quello che verrà dopo dipenderà finalmente solo da noi. Il vostro negozio è digitale, fidatevi, è il futuro, ma se un libro da 100 pagine vi costa 3 euro, venderlo a 9 vi frutterà 6 euro a copia, come venderne 6 nel modo tradizionale, sempre al massimo della percentuale. Come si fa? Semplice, dotatevi di una postepay e di un conto PayPal, offrite di vendere direttamente e spedite il libro voi. Avrete il controllo di tutto il processo. Per la spedizione ce n'è un tipo che si chiama PiegoLibri, in Posta, ed il costo va da poco più di 1 euro per 2 kg in ordinaria a poco più di 3 euro sempre per 2 kg in raccomandata. Cifre che vi permettono di dare un servizio completo rimanendo competitivi e guadagnando 6 volte il canale tradizionale.
Abbiamo finito le istruzioni per l'uso, ho cercato di essere il più sintetico possibile per arrivare velocemente in fondo, ma per ogni passaggio c'è dell'altro, ci torneremo di volta in volta.
Adesso potete fare le domande.

Il Self-Editing - Promuovo cosa? (8)


Promuovo cosa?

Che ogni scrittore scriva scegliendo un argomento che gli sta particolarmente a cuore non è così scontato. Molti fanno una scelta di mercato, cercando argomenti che possono "tirare" in un dato momento. Non ho notizia di successi in questo senso, chi l'ha fatto è perché era il suo argomento. Detto questo, ogni scrittore ha un genere a cui è appassionato ed è quello che ci serve. Prendiamo, per esempio, di essere appassionati di Romanzo Rosa, di sicuro non siamo i soli né come scrittori, né come lettori. Iniziamo a fare una buona ricerca sui best-seller che ci sono nel mondo e proponiamo, nella nostra pagina, una sorta di rivista sull'argomento, con articoli nostri, link, foto, gossip sugli autori, film, recensioni, consigli di lettura. Facciamolo diventare un contenitore interessante da proporre ai naviganti, pubblicando almeno 1 post al giorno, il vostro articolo, il redazionale, e qualcosa che trovate in giro per il web, qualche foto interessante. Tutto sempre intorno al Romanzo Rosa, il vostro preferito, ma non fate ciò tanto per fare una raccolta, deve diventare la VOSTRA raccolta personale, quello che voi vorreste trovare in giro da leggere, non quello che credete che vogliano leggere gli altri. Il primo acquirente siete voi, il primo fan, non si scherza. Il gioco comincia così, pubblicando noi stessi, facendoci conoscere ed apprezzare. Quanto più apprezzeranno voi, tanto più compreranno i vostri prodotti, perché il punto è smettere di essere degli sconosciuti cercando una via più semplice del proporre l'acquisto di un libro ad un popolo che non legge, e anche quando potrete finalmente farlo non aspettatevi grandi tirature, il mercato resta quello che è. Sarà il vostro curriculum a diventare importante, le ricerche che farete per la vostra rivista arricchiranno la vostra esperienza, aggiungeranno moltissima qualità al vostro lavoro, potrete diventare degli esperti. La fortuna di un incontro giusto ci dovrà sempre essere, ma quantomeno vi sarete occupati di voi, della vostra causa ed avrete svolto la giusta attività per la vostra vocazione. In tanti hanno scoperto così di essere dei blogger, piuttosto che romanzieri, e far funzionare un blog è abbastanza equivalente, da un punto di visto economico, se è quella la misura di un successo.Cominciate da un semplice pagina su Facebook, invitate i vostri amici, se ci riuscite fatevi aiutare nella ricerca di fan. Quando avrete fatto questo per un mese circa, sarete pronti per confezionare un sito o un blog sul web, anche di quelli gratuiti e terrete la pagina come dialogo con il social. Dovrete farlo per questioni tecniche, Facebook non ha grandi funzionalità dal punto di vista della pagina, tenere tutto in ordine non si può, ma come porta sul social è ottima.
Provate, impostate, chiedetemi se vi serve qualche consiglio o se non sapete come risolvere qualche passaggio.
Chiedete, perché altrimenti il nostro esercito, quello dei Self-Editor, non farà la giusta paura, ed è il minimo che si meritano tutti.

Il Self-Editing - E adesso la promozione (7)


E adesso la promozione.

Il vecchio schema prevede la presentazione del libro, a cura della casa editrice, con la presenza di un relatore, presso una libreria, o di proprietà dell'Editore o frutto delle sue relazioni. Escludo, chiaramente, le presentazioni dei pochi eletti (e chi sa per quale motivo, non sempre meritori) fatte dalle Major, parlo delle piccole editrici, che tanto si sono prese a cuore il vostro lavoro, a prezzi stracciati, che per giusta economia prepara presentazioni multiple, tre o quattro o cinque o anche più autori nello stesso appuntamento, con sala gremita di parenti e forse amici di ognuno di loro, e praticamente mai nessun altro, tipo clienti della libreria. La maggior parte della parentela, sfondo una porta aperta, è lì soltanto per il legame di sangue, a volta anche per obbligo, e nella maggior parte dei casi nella vita fa tutt'altro che scrivere o leggere, va da sé che, con tutto il rispetto, saremo di fronte ad un pubblico inadeguato ai contenuti, che finirà per acquistare il libro del parente e non il vostro. Ma il guaio non è questo, anzi è anche giusto che vada così, bensì il fatto che questo sforzo fatto non genererà la benché minima propaganda. Per capirci, avete perso il vostro tempo. Il mondo va in un altro modo, ultimamente, un tempo si pensava di fare qualcosa da grandi perché attraverso quello, se meritevoli, si sarebbe diventati ricchi e famosi. Non so, faccio l'ingegnere e poi lavorerò per Ferrari, scrivo e poi diventerò famoso. No, oggi non è così, siamo nella civiltà dell'apparire, bisogna prima essere famosi e poi scrivere un libro. Scherzando con amici, dicevo di andare a rubare la Gioconda, non per riuscirci, anzi, per farlo in modo maldestro, così da avere risalto in tutti i telegiornali e giornali del mondo e, per quanto infelicemente famoso, avere un sufficiente numero di fan per vendere i miei libri. Era un gioco, ma c'è del vero. E' davvero così, dovete fare in modo di essere famosi, dovete vendere prima voi stessi e poi il prodotto.
E' meno difficile di quanto vi sembrerà in questo momento, tutto sommato non dovete vendere un'anima che non c'è, non dovete inventarvi un personaggio, dovete semplicemente dare una veste pubblica a quello che siete già.
Come si fa?
Ve lo dico domani.

Il Self-Editing - Pensiamo alla stampa (6)


Pensiamo alla Stampa

Torneremo sulla qualità raggiungibile e sullo studio, ma adesso diamo per buono che siamo a posto dal quel punto di vista.
E' arrivato il momento di stampare. Il libro è scritto, è corretto, è lo specchio della vostra anima, non resta che stamparlo.
Dotatevi di un qualsiasi software per creare una copertina, io sto usando Photoscape, è gratuito, e dopo un po' di pratica vi consente di raggiungere una qualità sufficiente. Preparate anche la quarta di copertina con foto, biografia e sintesi del contenuto e siete pronti. Potete scegliere una semplice tipografia digitale, ce ne sono diverse in internet, oppure, come ho fatto io, farlo stampare su lulu.com. E' l'unico self che stia davvero dalla parte dello scrittore, costa poco, è veloce, e vi dà gratuitamente l'ISBN per sempre e la possibilità di essere comunque presente sui migliori store, e attraverso il circuito INGRAM possono averlo anche le librerie che sono convenzionate. Considerate questo una cosa in più, perché il nostro lavoro dovrà essere un altro. Dobbiamo diventare editori, perciò dobbiamo organizzarci da soli anche per questo.
Fatene dunque stampare una decina di copie, venti al massimo, per avere un piccolo magazzino, che servirà per le prime richieste, poi man mano vi regolerete su quante averne a disposizione. Non fate ancora nessuna attività di promozione, dovrete prima sistemare tutti i paletti del percorso che vi porterà alla vendita del libro. Fate con calma, non vi corre dietro nessuno, meglio perdere un po' di tempo a far bene, che dover poi recuperare agli errori, ricordatevi che qualsiasi cosa pubblicata è immediatamente sottoposta ad un giudizio, se non è subito positivo la strada sarà poi in salita. Intanto godetevi il profumo del vostro libro ed editatelo anche in versione ebook. Per quest'ultimo, sempre su lulu.com, lo si può fare gratuitamente, e semplicemente con un documento doc/docx, questo vi permetterà di metterlo in vendita sul sito stesso e non negli store, ma poco importa, quando gli acquirenti lo vorranno potranno trovarlo lo stesso. Per la versione ePub, che è il formato che permette di venderlo su altri store, c'è tempo, lo faremo poi.Bene, continuate a studiare e fate le vostre prove, quando sarà stampato dovrà essere perfetto, esattamente come desideravate.
Alla prossima, così cominceremo a far fuori tutti gli stronzi.

Il Self-Editing - Un po' di studio (5)


Un po' di studio

Originalità, dunque, andiamo in cerca di noi. Ognuno ha un genere preferito, del quale ha letto diverse cose, conosce diversi autori, e qualcuno di questi è il prediletto. Ognuno ha letto anche altro, per curiosità, per vicinanza di genere o per documentazione, leggere è il modo per navigare sugli stili degli autori, per emularli in un primo momento, scimmiottare il lessico, il registro, la struttura. E' giusto farlo, è un esercizio che ci consente di capire fino in fondo le scelte dell'autore in questione, o degli autori. E' una sorta di palestra, ma non è sicuramente da presentare al pubblico, possiamo scrivere come Dante Alighieri, ma non siamo lui, sarebbe anche inutile, di Dante ne basta uno. Dobbiamo pensare che il modo di scrivere degli autori, del passato e del presente, non è altro che il loro modo di comunicare, di colpire il lettore, d'incuriosirlo, di accattivarsi la sua attenzione. E' il momento in cui si sceglie di parlare ad un pubblico piuttosto che ad un altro, la filastrocca è popolare, l'endecasillabo a terzine alternate è dotto. Differenza che non è soltanto una scelta personale, ma un codice ben preciso per avere l'attenzione di chi vogliamo. Banalizzando, se vogliamo il popolo sceglieremo la filastrocca, se vogliamo i dotti sceglieremo l'endecasillabo, perché sarebbe impossibile raccontare qualcosa al popolo con gli endecasillabi o qualcosa ai dotti con le filastrocche. Vi potrà sembrare strano, ma è un errore comunissimo, quello di sbagliare codice, magari si scrive un romanzo d'amore e si usa un registro da giallo. E' chiaro che non può funzionare. A questo proposito vi basta andare un po' in giro per internet a cercare spiegazioni sui generi letterari e scoprirete un mondo, avrete anche modo di rileggere i vostri autori preferiti, capire meglio le loro scelte, e diventare, così, autonomi anche voi nella scelta, capaci di farne una personale. Un altro errore ricorrente è il lessico, il linguaggio. Nel tempo il linguaggio cambia, è stato così per i grandi scrittori ed è così anche per noi, non possiamo esprimerci in modo ormai desueto, faremmo la figura dei pesci lessi. Quello che è accaduto negli ultimi anni, per esempio, che la velocità con cui il mondo si muove ha fatto venir fuori, è il linguaggio parlato anche nello scritto, un modo per così dire UrbanStory di raccontare una vicenda, che in apparenza ha ucciso l'italiano scritto, corretto, e dato spazio agli errori di grammatica. Non è così, l'italiano parlato non è scorretto, e la consecutio temporum in italiano non è così rigorosa come quella latina e via dicendo. Di fatto è un modo di raccontare accattivante, popolare, che può diventare dotto, può diventare letteratura, e lo diventa, proprio perché è specchio dei tempi in cui viviamo, e di un popolo. Vedere, anzi leggere, un autore della mia età che scrive come Pascoli, mi fa quasi dispiacere, perché è quasi come credere che la qualità si raggiunga facendo il compitino. Fosse così semplice. Che ci vuole a scrivere come Pascoli, con il suo linguaggio, il suo lessico, basta copiare, essere dei buoni imitatori. No, il nostro mestiere è molto più complicato, noi siamo noi, e non Pascoli. Ma vi spaventate, se avete il talento vi basta un po' di studio e di pazienza, qualche esercizio, qualche prova, e vedrete venir fuori il vostro modo di scrivere, di esprimere.
Non vi agitate adesso, ne parleremo ancora.

Il Self-Editing - Tocca a noi (4)


Tocca a noi

La definizione di cosa è letteratura e cosa non lo è non è mai stata del tutto chiara. Certamente esistono generi e altrettanto certamente vale che sia la rappresentazione della cultura di un popolo, di un momento sociale o politico o storico. E' una traccia sufficiente ad evitare di avventurarci in posti sbagliati. Sia chiaro che non ho nessuna velleità di insegnare niente a nessuno, ma soltanto dare un consiglio, secondo il mio modesto punto di vista. Per capirci, in Italia la letteratura ha nobili origini e fior fiori di campioni, soprattutto nel passato, ma la loro chiamiamola fortuna è dipesa da tre ingredienti precisi: la conoscenza della lingua, strumento necessario, il contesto storico in cui hanno vissuto, la struttura del loro raccontare. Ce ne sono anche altri di meriti, ma sono troppo personali, è inutile parlarne o farne esempio. Bene, dei tre che ho indicato il contesto storico, l'epoca nella quale si è svolto il loro lavoro è ciò che li caratterizza: in due parole, se Pirandello fosse un mio contemporaneo non scriverebbe più come scriveva, poiché il contesto è diverso. La struttura del raccontare è l'invenzione, il modo di superare il già visto, non tanto di meravigliare, il mezzo su cui decidiamo di trasportare il lettore. Ai primi del Novecento ci portavano in carrozza, oggi noi dobbiamo portarli in Shuttle. E' anche il motivo per cui l'uso della lingua, la sua conoscenza come strumento, fa mutare la lingua stessa nel tempo. Insomma, non scrivete come Prevert o come Svevo o come Pirandello, l'hanno già fatto loro, sarebbe un esercizio di stile in cui nessuno vi riconoscerà meriti particolari, al di là della verve narrativa, cercate di superarli, di capire in che modo hanno giocato con la struttura, con le parole, per diventare grandi, e mettetevi in gioco anche voi. Per fare un paragone, nella musica, ascoltare un cantante che canta come Massimo Ranieri significa ascoltare un tributo, una cover, si è bravi cantanti, ma lo si è da piano bar. Succede anche nella scrittura, anche se potrebbe sembrare meno evidente. La parola d'ordine è originalità, e non solo nella storia, lasciatevi andare, datevi una possibilità, scrivete come mangiate, altrimenti siete già fuori gioco.
Come si può fare?
Lo vedremo, vedremo chi la spunterà.

Il Self-Editing - Lo Stato dell'Arte (3)


Lo stato dell'arte

Eccoci davanti al nostro manoscritto, disillusi e sconfortati, il primo istinto è quello di mollare tutto e rassegnarci a fare il lavoro che abbiamo sempre fatto per vivere, anzi, ci proponiamo di farlo meglio, come se fosse il dolore la cura, il metodo per dimenticare.
E no, sbagliato, quando sorgono le difficoltà è il nostro momento, non ce n'è come le difficoltà per fare del nostro talento una vera possibilità.
Può suonare strano a qualcuno, ma è solo la competizione che ti permette di fare tutti gli sforzi che servono a migliorarsi, o pensavate che bastava buttare giù la prima idea che vi frullava per la testa per aver dato il meglio di voi? No, siete fuori strada, e di parecchio anche. A scrivere s'impara e non si finisce mai, è una scoperta continua, il talento è soltanto l'inizio, le difficoltà le lacrime e il sangue che bisogna buttare per vincere.
Pensate di aver messo in piedi, che so, un ristorante, credete che basti saper cucinare, e credete davvero di saperlo già fare?
Di essere esportabili in tutto il mondo?
Beh, se pensate che una pizza la possono fare tutti e che gli italiani sono riusciti a farlo per il mondo e a diventare anche ricchi senza che la qualità sia stata eccelsa in ogni caso, avete ragione. Ma un libro non è una pizza, per un motivo molto semplice: il mercato non è così florido, il libro è una nicchia, è come dover fare la migliore pizza del mondo, per essere certi di essere riconosciuti. Va da sé che, a questo punto, l'investimento che state facendo non è una boutade, un tentativo, ma un'impresa in piena regola, dovete soltanto evitare di buttare via i soldi e di farvi fregare.
Insomma è arrivato il momento di imparare il mestiere, e di farlo meglio di chiunque altro.
Avete bisogno di un curriculum, di esperienza, di sapere cosa state facendo e cosa fate, di confrontarvi con i grandi della Terra, con tutti quegli scrittori che hanno raggiunto quella qualità che ha concesso loro di farcela.Bene, se abbiamo compreso il nostro punto di partenza, siamo pronti a metterci in viaggio, ma non sarà una gita, sarà la ricerca del Sacro Graal, Indiana Jones al confronto diventerà un fortunato esploratore e le sue peripezie una passeggiata di salute.
Si parte.