Eccomi. Seconda puntata :-)
Confeziono il manoscritto e spedisco, dunque, al Rifugio degli Esordienti, di cui intanto scopro che uno dei collaboratori, per la sezione romanzi - se non ricordo male - è Maurizio Asquini, scrittore novarese. Che strana coincidenza, io non sono novarese per nascita, ma già nel 2008 avevo superato i vent'anni di residenza, Novara è una città di circa 100.000 abitanti, non è una metropoli, e poche volte assurge a cronaca, che ci fosse un novarese lo interpreto come un segno del destino. O perlomeno un buon motivo in più per fidarmi del Rifugio. Spedisco e aspetto, anche con un po' di apprensione: per la prima volta quello che avevo scritto andava in giro per il mondo da solo. Non ricordo più quanto ho aspettato, ma non mi pare molto, mi arriva una mail con un giudizio di lettura, il primo. E' piaciuto, il giudizio è lusinghiero, oltre ogni mia aspettativa, per me che intanto avevo fatto in tempo a pentirmi di essermi sottoposto a lettura. L'unica nota, simpatica devo dire, era sull'uso delle parolacce, forse qualcuna di troppo. Ero felice, mi sono sentito considerato. Dopo qualche giorno arriva la seconda mail, un'altra lettura con complimenti e nota, più comprensiva stavolta, per le parolacce. Riferisco, a questo punto, al mio mentore, Barbara - mia moglie per chi legge di fresco - che molto tranquillamente mi dice che se l'aspettava. Va bene. Ma adesso che si fa? Si prova un editore? No, sono contento dei giudizi, ma non me la sento. Alla fine del 2008 arriva un'altra mail, è il riepilogo dell'anno di lettura del Rifugio, con una sorta di classifica di quanto sottoposto dagli esordienti, "Posso dire una cosa" è, al pari di altri, al primo posto. Tutto sta andando a costringermi a provarci davvero. Ma le riflessioni continuano, finché, per caso, un giorno, mio figlio Marcello, che aveva scritto una poesia a scuola, con la quale aveva avuto un grande successo, mentre navigava per cercare un concorso, finisce sul sito de Il Filo, Gruppo Albatros, testimone Alda Merini, dove c'è la possibilità di spedire la poesia per partecipare ad un concorso. C'è anche un link, che invita gli scrittori esordienti ad inviare il proprio lavoro. Un altro segno? Mi convinco, sistemo il testo, per edulcorarlo dalle parolacce, perché se poi lo legge mamma che figura faccio, cambio i nomi dei personaggi per evitare che qualcuno si lamenti, e invio. Tolto il dente, tolto il dolore. Non più di un mese più tardi, mi telefona Barbara, sono in tangenziale a Milano, e mi dice che è arrivata una proposta editoriale - a pensare adesso quanto ero fesso mi fa specie - le dico di aprire e leggere. Tutto molto bello, il testo è piaciuto, ma c'è una richiesta di contributo che ci rovina la festa. Una cifra imbarazzante, circa 2.000 euro, per l'acquisto di 180 copie a prezzo di copertina, per una tiratura di 360. Barbara è forse più dispiaciuta di me per la schifezza della proposta e, da buon avvocato, mi dice di non considerarla. Non so quanto mi incazzo in quel momento, mi faccio dare il numero della redazione, mi fermo in una piazzola di sosta e chiamo. Chissà, magari troviamo un accordo diverso.
- continua-