mercoledì 1 aprile 2015

Storie - La mia (8)















Ottava puntata.

Prima di concludere il travaglio, c'è un pezzo importante da aggiungere, che ha determinato l'epilogo.
Per quanto mi avessero detto che Seymour fosse già scritto bene, io continuavo a non esserne contento. Per un motivo molto semplice, che nasceva da un errore mio.Era il mio primo romanzo, la prima volta che mi cimentavo in un lavoro articolato e complesso, e volevo dimostrare quanto fossi capace a farlo. Il registro era tradizionale, non gotico come normalmente era richiesto per racconti di questo tipo, ma comunque una narrazione classica, non aveva uno stile personale, era semplicemente standard. L'editore, infatti, aveva notato la differenza tra Seymour e Miao Pioi, meravigliandosi della mia capacità di scrivere in modo così diverso. L'obiettivo era dunque centrato, avevo dimostrato di saper giocare con la scrittura, ma mi ero dimenticato del perché si scrive un libro, mi ero dimenticato di me. Era un esercizio di stile, niente di più, con ancora errori di grammatica, di periodo e refusi. Mancava pure di equilibrio, era ridondante in qualche punto, insomma, lo avrebbe potuto scrivere chiunque.
Il punto non è stabilire che io non sono chiunque, il punto è l'originalità, nel bene e nel male. Miao Pioi lo è, Seymour Loyd così no.
La fretta, i condizionamenti, i sensi di colpa, e quanto altro, mi avevano fatto fuori, non mi avevano fatto fare la scelta giusta, anzi mi avevano fatto fare una scelta, e non è mai giusta, quando scrivi. Non devi scegliere, devi fare quello che il libro richiede, devi trovare il modo di raccontare quella storia senza pensare che dovranno leggerla quelle persone o quell'altre.
Ma il problema vero era che andare avanti nella saga, con registro, struttura, e stile non davvero miei, stava diventando impossibile. In due parole: non piaceva a me, perché sarebbe dovuto piacere al pubblico?Dal momento che i lettori erano ancora pochi, decido di riscriverlo. A chi lo vorrà, regalerò una copia del nuovo Seymour, a quelli che avevano comprato il precedente chiaramente, e pace.
Un'altra cosa importante è che quando scrivi una saga devi aspettare che sia ultimata per proporla al grande editore, se lo fai prima perdi tempo tu e lo fai perdere all'editore.
Perciò, mi pubblico da solo, arrivo alla fine della saga, intanto qualcuno potrà leggere, e quando sarò arrivato in fondo ci penserò.
Scelgo, dunque, l'autopubblicazione legata alla mia editrice, e visto che mi hanno fatto aspettare sei mesi senza risposta per I Viaggi di Miao Pioi, chiedo di regalarmi la velocità, stavolta.
Spedisco tutto intorno al 10 di dicembre 2015.Mi dicono che per Natale non ce la facciamo, ma per capodanno sì.
Peccato, Natale è un buon momento, ma va bene lo stesso, gli errori si pagano anche così.
Alla fine di gennaio non ho ancora ricevuto niente.
E' la goccia che fa traboccare il vaso, diffido l'editrice dandole un termine di consegna entro il quale salviamo il rapporto, ma intanto, e finalmente, mi appare chiaro che sono sulla strada e nelle mani sbagliate.
Devo interrompere questo karma.Scopro Lulu.com, sono americani, sono seri, veloci, di qualità e soprattutto costano molto meno degli italiani.Pubblico con loro, approfondisco alcune notizie sulla stampa digitale, e arriva la folgorazione: non solo posso pubblicare a costi molto bassi che mi permetterebbero di stare sul mercato, ma posso anche diventare l'editore di me stesso.
Nasce così l'idea del Self-Editing.
-continua-