venerdì 24 aprile 2015

Vi voglio bene



Non voglio essere frainteso, non ce l'ho con chi ha successo con storie d'attualità o di becero costume dei giorni nostri. Onore al merito di chi riesce ad arricchirsi producendo così. Ma scrivere è un'altra cosa, è e resta un arricchimento d'altro tipo. E' uno stato dell'essere che non sempre collima con il presente, anzi quasi mai. Le riflessioni sul mondo, l'abitudine a farle, ci porta più spesso lontano dalle suggestioni del momento, si viaggia più alla riscoperta che alla scoperta. E non sono tempi.

Vi faccio un esempio.
Se presi dai vari ricorsi che la storia del mondo offre, scriviamo di un amore ai tempi dell'inquisizione, come metafora di un sentimento nel buio della ragione, facciamo la gioia di chi legge alla ricerca del bello, di un viaggio secolare, ma al grande pubblico, quello che ci fa fare soldi, non gliene fregherà una beata mazza.
Chi scrive ricerca emozioni sopite, profondità dell'animo, pippe corpose insomma, non bagattelle. Si potrebbe fare un parallelo con la musica classica ed un qualsiasi genere commerciale. L'inconsistenza dell'essere non è sostenibile per chi ricerca la grandezza, o anche la bassezza, del proprio limite.
Si è malati di una malattia terribile, non si è ricevuto in regalo un paio di tette entusiasmanti o un pisello sontuoso da mostrare.

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